US SAN FELICE E IL RUOLO DEL SETTORE GIOVANILE
Non è una società per giovani?
Qualche settimana fa, alla sede della nostra società è giunta questa lettera, firmata genericamente da “Genitori/sostenitori di questo sport”, ricca di accuse nei confronti della gestione del nostro Settore giovanile. La riportiamo integralmente e, di seguito, cerchiamo di fare chiarezza.
Vogliamo informarvi che la situazione del settore giovanile della società sportiva Us San Felice è a dir poco fallimentare. Non esiste alcun interessamento da parte della dirigenza/addetti nei confronti dei nostri ragazzi. Non c’è considerazione di alcun tipo. Solo improvvisazione/arroganza e nessuna programmazione: questa stagione sportiva con le cat. 2004/2005/2006 non ne parliamo.
Alla società interessa solo la prima squadra e il torneo che a primavera coinvolge solo società professionistiche (gran specchio per allodole) questo è ben noto da diversi anni come ben sapete senza coinvolgere i ragazzi del territorio. La sola società che si è adoperata a dare inizio a far sì che i ragazzi possano apprendere ma soprattutto divertirsi, è stata e lo è tuttora la società della frazione cioè il Rivara.
Co dispiace segnalare quanto, ma riteniamo giusto che i nostri ragazzi si debbano divertire come accade in altre realtà territoriali. Prendetene atto che siete ancora in tempo altrimenti rischiate che i ns. ragazzi emigrino in altri Comuni (come sta già accadendo).
Andiamo per punti, analizzando tutte le accuse.
Gestione fallimentare/improvvisazione – Abbiamo Juniores regionali, Allievi regionali, Giovanissimi provinciali ed Esordienti primo anno (i 2007). La scuola calcio a Rivara è poi fatta in stretta collaborazione, anche economica, con l’Us San Felice. Ci sono poi dirigenti esperti e capaci e l’organizzazione è attenta: gli aspetti riguardanti materiale, iscrizioni e visite mediche, da noi, vengono presi sempre sul serio. Parlare di fallimento e improvvisazione, semplicemente, non è aderente alla realtà.
Mancanza di programmazione – Fare squadre con San Martino per i 2003 o Camposanto per i 2006 rappresenta l’esatto opposto: significa non voler disperdere nessuno. La realtà è che il crollo della natalità non permette di costruire squadre per ogni annata specifica. Allo stesso modo va rimarcato che a San Felice esistono anche altri sport che attirano, logicamente, i ragazzi.
Prima squadra – Disputare la più alta categoria dei dilettanti deve essere un vanto e rappresenta anche un qualificato sfogo per le ambizioni di chi cresce nel settore giovanile e magari arriva a debuttarvi. Ciò non significa che le risorse finiscano solo lì. Le risorse organizzative ed economiche destinate al settore sono parecchie: pulmini, autisti, visite mediche, materiale, campi, lavaggi mute, assicurazioni, allenatori.
Divertirsi – Sul principio siamo d’accordo. A Rivara i ragazzi si divertono perché fanno la scuola calcio e apprendono: a quella età è l’unica cosa che conta e siamo i primi a volere che resti così. Però non cadiamo nell’equivoco: all’inizio infatti tutto va bene, ma quando si sale con gli anni e le categorie, inevitabilmente vanno avanti i più bravini. Postilla: spesso sono gli stessi genitori a lamentarsi, sostenendo che quelli meno bravi non possono giocare in certe squadre…
Tornei – Avere squadre come Inter o Juventus a San Felice deve essere un piacere. A questi livelli è impensabile che partecipi una nostra rappresentativa.
Abbandono – Per quanto riguarda i ragazzi che abbandonano, è logico che dispiaccia quando accade. Tuttavia nessuno tiene obbligatoriamente a San Felice chi non vuole starci, e chi conosce l’ambiente sa bene come in altre società non sia così.
Arroganza – Avremmo potuto nascondere la lettera e cestinarla, abbiamo invece voluto riportarla anche qui e rispondere. Nessuno si nasconde e nessuno crede di essere perfetto, ma ci mettiamo comunque la faccia. Così, anziché scrivere anonimamente, se qualcosa non va sarebbe meglio vedersi e confrontarsi di persona: riteniamo che sia sempre il modo migliore, più corretto e trasparente.